Il settore della moda, come riportato sul portale Circularity, si è posto l’obiettivo di innovare il classico modello produttivo take-make-use-dispose. Quest’ultimo infatti, risulta essere ormai obsoleto per gli standard di sostenibilità e rinnovabilità che stanno invadendo l’Europa in questi ultimi anni. In particolare, il discorso rilegato ad un’economica circolare ha toccato in maniera importante l’industria tessile.
Quest’ultima produce ogni anno tonnellate di rifiuti che, invece di essere riciclati, vengono eliminati, poiché considerati veri e propri scarti. A fronte di questa situazione, il settore della moda -con i suoi più grandi player- promette di mettersi alla ricerca di una modalità di lavoro più sostenibile, facendo in modo che i rifiuti possano diventare interessanti materie prime.
Industria tessile ed Ecosostenibilità
Il modello dell’economia circolare ha sfiorato ogni realtà produttiva, ivi inclusa quella della moda. Quest’ultima infatti, si pone l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo del prodotto e di recuperare i materiali di scarto, ma non solo. Affinché il discorso abbia senso, è opportuno che le industrie tessili riducano le risorse da impiegare per la produzione. Per parlare di ecosostenibilità e di ricircolo dell’economia quindi, è necessario tenere in considerazione questi tre fattori:
Scelta dei materiali
Il primo passo da compiere affinché si possa parlare di economia circolare è un investimento sulla qualità dei materiali. In particolare, parliamo di tessuti innovativi e sostenibili, che non inquinino gli oceani ogni volta che vengono lavati. Questo problema, per esempio, si presenta soprattutto per i capi realizzati con materiali sintetici, che rilasciano continuamente tracce di microplastica nelle nostre acque. Prima di pensare alla fase del riciclo quindi, è opportuni vagliare alternative meno inquinanti.
Packaging
Oltre alla qualità dei tessuti con cui realizzare i capi d’abbigliamento, anche tutto ciò che concerne il packaging rientra all’interno di un’economia circolare. Questo è un obiettivo che molti dei grandi player del fashion si sono prefissati di raggiungere nei prossimi anni. Ad oggi infatti, alcuni brand iniziano a muovere i primi passi verso la produzione di confezioni sostenibili ed il meno inquinanti possibile.
Si tratterebbe di una grande conquista per l’industria tessile, dato l’elevato numero di imballaggi dedicati alla distribuzione di ogni singolo capo. Questo discorso poi, sfiora anche la modalità di distribuzione, che nel caso degli e-commerce, richiede quantità maggiori di imballaggi. Se tutti i “giganti” del settore della moda si unissero nella produzione di packaging riutilizzabili, allora sì che si potrebbe parlare di economia circolare, oltre che di un minor impatto ambientale.
Riparazione e Riciclo
Il terzo ed ultimo fattore in grado di impattare su un’economia circolare nell’industria tessile è l’azione da svolgere al termine della della vita del capo. Ancora prima di parlare di riciclo, sarebbe opportuno supportare ed incentivare la riparazione dei vestiti. Questo è un ottimo modo per prolungare la vita di un capo, evitando che finisca in discarica troppo prematuramente. Allo stesso tempo, è di vitale importanza promuovere la realizzazione di nuovi capi d’abbigliamento tramite la raccolta, lo smistamento ed il riciclo dei rifiuti. D’altronde, economia circolare è un altro modo per dire “economia che si rigenera“.